Balneazione, in Abruzzo la maglia nera per la qualità delle acque

TERAMO – L’Abruzzo è maglia nera in Italia per quanto riguarda la qualità delle acque marine, con il più alto tasso di zone non conformi. Emerge dal Rapporto annuale del Ministero della Salute sulla qualità delle acque di balneazione presentato oggi e rilanciato dal Wwf regionale che parla di un "dato sconfortante". Secondo gli ambientalisti "si sta pagando la pervicace volontà di non affrontare con la dovuta energia la mala-gestione del settore delle acque e del territorio. I fiumi – dicono al Wwf – sono ridotti a fogne e la costa è stata quasi completamente urbanizzata senza pensare ai servizi di base come la depurazione, con ovvie conseguenze sul nostro mare". "Moltissimi depuratori – afferma il referente acque del Wwf Abruzzo, Augusto De Sanctis – sono abbandonati o mal funzionanti; gli investimenti non sono stati fatti e nonostante ciò le aziende che gestiscono la depurazione hanno centinaia di milioni di euro di debiti. Le strutture regionali, in particolare l’assessorato ai Lavori Pubblici e il Comitato Via, hanno varato, tra le contestazioni dei soli ambientalisti, un Piano di Tutela delle Acque che rimanda addirittura al 2027 il risanamento di molti fiumi, per i quali le normative europee prevederebbero invece il raggiungimento dello stato ‘buono’ delle loro acque entro il 2015". "E’ una figuraccia notevole – commenta – ma ce lo aspettavamo. La Regione ha chiesto decine di deroghe rispetto agli obiettivi di qualità comunitari. Vengono privilegiati gli interessi dei concessionari per l’idroelettrico. E’ sconfortante pensare che si destinano oltre 500 milioni di euro alla realizzazione della famigerata e inutile strada pedemontana Abruzzo-Marche, mentre solo un decimo di queste risorse va alla depurazione". "Ora il Piano di Tutela delle Acque, adottato nel 2010, dovrebbe essere approvato dal Consiglio regionale. In quella sede – sottolinea De Sanctis – è urgente apportare profonde modifiche per cambiare strada seriamente. Il problema è che i comparti economici che si reggono sul mare non stanno facendo sentire la loro voce. Noi ambientalisti siamo soli, mentre la questione ambientale – conclude – è anche una questione economica".